Open/Close Menu Maria Giovina Russo

About Gioy

loves and dies every ten years
ritmo

E ‘un ritmo che ha avuto inizio nel lontano passato. Si tratta di un ritmo comunicativo, antico e fondamentale. E ‘iniziato con la comunicazione intima tra madre e figlio, la cantilena. Si esprime attraverso la danza e l’amore, attraverso esercitazioni militari, attraverso il rituale, attraverso l’arte.

“la più grande perfezione deve sembrare imperfetta, ed allora sarà infinita nel suo effetto; la più grande abbondanza deve sembrare vuota, e allora sarà inesauribile nel suo effetto”.
Tao Te King.

Ph Giovina Russo

La coscienza corporea si riflette nella scultura iconografica.

Lo scultore indù, come gli architetti e i maestri scalpellini durante il medioevo sono tenuti a conoscere le regole della danza culturale, che è la prima delle arti figurative perché ha come mezzo l’uomo stesso. Così la scultura si riallaccia a due arti radicalmente diverse: l’architettura – che è essenzialmente statica e trasforma il tempo in spazio, mentre la danza trasforma lo spazio in tempo assorbendolo nella continuità del ritmo. Non stupisce che questi due poli dell’arte indù abbiano generato l’immagine di Siva danzante.
Nell’arte romanica invece – una delle più potenti immagini dal punto di vista degli effetti fisiologici e profondi sul nostro sistema nervoso autonomo: l’ Icona.

occhi e psiche

La vista è il meno sensoriale di tutti i sensi. Noi ci sforziamo di vedere. Vedere ogni cosa, ogni cosa attraverso l’occhio, in un solo modo. Guardiamo eternamente all’esterno, senza trattenere nulla.
Diventiamo miopi, quasi per autoproteggerci.
Esiste un modo sensoriale del vedere. E’ una vista acuta e viva che guarda, che osserva – ma che non cede mai all’oggetto esterno: come un gatto che osserva la sua preda. Questo è l’occhio che non guarda per studiare con implicazioni intellettuali – ma guarda pieno di potenza – orgogliosamente e cautamente e che conosce il puro desiderio dell’estraneità dell’oggetto che osserva. Allora siamo in tutto e per tutto in noi stessi. Questa non è quella che noi chiamiamo vista.

Ph. Giovina Russo

ogni cosa casuale, tutto ciò che nel volto non è il volto stesso ma maschera, ora è scartato, respinto dalla sorgiva, erompente attraverso la scorza materiale, dell’energia dell’immagine di sè: il volto è diventato sguardo. Lo sguardo è somiglianza dell’immagine altrimenti inafferabile di sé, resa presente sul volto, che si fa Archetipo. Senza parole il volto testimonia gli aspetti di un mondo prima invisibile, inesprimibile a parole, con il suo stesso aspetto.

vertigo and mirror

Manifestarsi e scorgere hanno un’unica radice, è la dimora: il luogo in cui allo stesso tempo si scorge e ci si manifesta. scoprire, interpretare, risalire da un’espressione del volto ai più riposti segreti della personalità e dell’anima: tutto ciò dà un piacere incomparabile, e nulla può essere più dolce, del gustare questo piacere per sé soli, lasciandosi portare dal morbido vortice che si forma quando ci si specchia nel proprio vastissimo mondo. Uno specchio può divenire un mondo intero.

Ph. M Giovina Russo

Il potere trasformativo che opera l’esperienza estetica, la fisiologia dello stato di bellezza, l’atopia – quando il suo affinamento percettivo è capace di stabilire il contatto con la natura interna delle immagini che abbiamo del mondo e della nostra immagine che è sostanza e al contempo artigiana. Possiamo continuare a servirci dell’arte e dell’immenso bagaglio di immagini in cui siamo immersi come un bambino che vede un manico di scopa e ne fa un cavalluccio, scegliendo l’immagine minima necessaria per trasformare l’oggetto in giocattolo.. Oppure potremmo scegliere dove riporre la nostra attenzione.

penumbra

Osserviamo la bellezza delle cose e delle persone quando sono in penombra: il buio all’interno di un grande ambiente è ben diverso da quello che c’è in un piccolo ambiente.
Per conoscere la nostra capacità, ciò che conteniamo, un primo passo è certamente quello di considerarci come volume. Recuperando lo spazio che occupiamo nel mondo e quello che conteniamo all’interno.

Canaletto 1756

La maggior parte delle nostre idee del visibile non sono in rapporto con l’azione visiva: ossia la consapevolezza del valore che l’immagine ha al suo interno e la volontà di esprimersi attraverso questa.

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