Open/Close Menu Maria Giovina Russo

L’artista non è un uomo speciale, ma ogni uomo che non sia , o non abbia una sua vocazione – nella storia della cultura tradizionale – non ha diritto a uno stato sociale

Per questa necessità culturale si rese obbligatoria l’iscrizione ad una  corporazione, creata da artisti artigiani per svolgere un’attività e godere dei diritti politici e far riconoscere il proprio ruolo nella vita politica e nella crescita economica della città. In nessun luogo al mondo come in Italia la cultura affonda le sue radici nel lavoro, e questi nella pratica dell’arte. In una società così connaturata con l’esercizio di un’arte – non si riduce a una produzione di cose utili, ma è una vera e propria educazione all’uomo, un raffinato e altissimo metodo d’apprendimento.

Non c’è trattato in quel preciso momento che perda inchiostro inutile su un presunto scopo dell’arte. Non esistono dubbi: una volta stabilito che una cosa va fatta, è con arte che la si deve eseguire

Da questo punto di vista, la condanna più dura dell’attuale ordinamento sociale è la totale separazione del lavoro dai beni superiori della vita attraverso l’evasione e il divertimento – un errore fatale aver ritenuto che sia un godimento conquistabile nel tempo libero e non nel lavoro.

E’ attraverso l’esecuzione del proprio compito, che l’uomo raggiunge la perfezione, lo stato di maestrìa. In nessun altro campo al di fuori di una vocazione modellata e istruita potremmo fare meglio, ed essere sostanza piena

 

La vocazione, sia quella del matematico che dell’apicoltore come dello scultore è una funzione;

il suo esercizio, rispetto all’uomo, è il mezzo più indispensabile del suo sviluppo cosciente e, rispetto alla società, la misura del suo merito. L’errore fondamentale in quella che definisco l’illusione della cultura è l’assumere che l’opera d’arte sia la creazione di un uomo eccezionale, e precisamente di quel genere d’uomo che definiamo genio.

L’arte è saper fare, prerogativa di ognuno.

 

Non è il genio che conta, ma l’uomo che è riuscito a produrre un capolavoro.

E che cos’è un capolavoro? L’idea comune vuole che sia il risultato di un volo dell’immaginazione che, nella sua potenza, trascende il tempo e lo spazio, ed è destinato ad essere compreso più dai posteri che dai contemporanei. Il significato autentico e originale del termine è invece quello di opera realizzata dall’apprendista al culmine del suo tirocinio, una prova di competenza che si attende e si esige da ogni artista per essere riconosciuto come tale e come unico responsabile di ogni lavoro che emerge dal suo operato.

Una volta che riusciamo a riconoscere ciò a cui diamo attuazione, cominciamo a sentire di controllare la situazione, e riusciamo a preservare la nostra serenità nonostante le avversità: ci troviamo nel limite potenziale delle nostre capacità. Quella sorta di equilibrio instabile che viene abbandonato in ogni azione e recuperato per la successiva è l’essenza della maturità umana

 

Quando impariamo ad influenzarlo anche solo di poco, Il mondo è degno d’esser vissuto.

C’è così tanto da fare per rendere questo mondo più adatto per noi, che non possiamo permetterci di consumarci in sterili lotte interne. Va fatto qualcosa per migliorare e cambiare l’educazione e il mondo che la determina. Ma per rendere possibile questo cambiamento, ogni generazione deve attuare qualcosa su se stessa  per liberarsi da quelle convinzioni che alimentano infelicità e impotenza, che sono i frutti di un insegnamento sbagliato e di apprendimento scorretto.

vocazione

dangerous band, 2014 Maria Giovina Russo

Troppo spesso, vogliamo cambiare noi stessi e al tempo stesso restare come siamo:

è il risultato della convinzione di potersi tenere la propria consueta personalità e cambiare quegli aspetti del proprio comportamento che non amiamo. Mentre in realtà un radicale cambiamento comporta sempre un cambiamento di atteggiamento mentale, del modo di proiettare l’azione, la voce, il respiro e lo sforzo muscolare.

 

Solo imparando a riconoscere e a districare motivazioni attraverso il fare esperienza del loro effetto sullo stato del corpo ci si può sbarazzare della compulsione e dell’abituale, meccanica – sottomissione all’abitudine.

Quando rifiutiamo la naturale tendenza a cambiare, stronchiamo sul nascere qualunque trasferimento di apprendimento.

Non c’è altro modo di correggere e cambiare uno stato che non ci permette di essere l’autentica immagine che siamo, se non identificando ed estirpando la compulsività attraverso l’apprendimento della reversibilità.

La reversibilità si ottiene quando entriamo in uno stato di equilibrio instabile: vicino allo stato di equilibrio, occorre uno sforzo minimo per far pendere il piatto della bilancia in una qualsiasi direzione, perchè il bilanciamento instabile corrisponde alla configurazione in cui un sistema ha la sua massima energia potenziale.

La maestria non può non riflettersi nel corpo con cui la conquistiamo

 

In ogni istante o stadio di atto corretto, questo può essere fermato, sospeso o invertito senza nessun preliminare cambiamento di atteggiamento e senza sforzo.

Giovina Russo

La reversibilità è la caratteristica di un’azione corretta, compreso il sonno.

 

La persona ben coordinata, matura, come se ne trovano tra coloro che sono riusciti a fare della propria occupazione un piacere, può addormentarsi quando si sente di farlo e svegliarsi quando necessario. La capacità di arrestare un’azione, un processo, di ricominciarlo, invertirlo o lasciarlo perdere completamente è uno dei più sottili criteri di un atto corretto. Solo le persone veramente mature e ben coordinate possono interrompere un rapporto sessuale, rinunciarvi o riprenderlo senza alcun problema.

L’importanza della reversibilità sta nel fatto che è possibile solo quando c’è un possibile controllo di eccitazione e inibizione, e c’è un normale flusso e riflusso tra il parasimpatico e il simpatico. Il test di reversibilità vale per qualsiasi attività umana, considerata sia dalla prospettiva fisica, sia da quella emozionale.

 

Evidentemente tutto questo vede da vicino la creazione artistica e prima ancora, lo sbocciare dell’artista. L’artefice che permette al mondo di sperimentare la propria essenza ed il proprio lavoro.

Meglio: il proprio magistero.


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