Open/Close Menu Maria Giovina Russo
Arte e Vita

Per un certo aspetto della sua fenomenologia, l’arte è un fenomeno di liberazione e distensione, un fenomeno catartico, e tali fenomeni hanno i più stretti rapporti con gli organi – le cui minacce sono regolate e respinte da impulsi centrali molto più di quanto si ritenesse sin ora; e che l’arte sia un impulso centrale e primario non c’è alcun dubbio. Ma gli effetti sulla longevità dei nostri organi non sono che una conseguenza di uno stato d’essere al quale non daremmo mai l’etichetta di ben-essere.

Che cos’è in realtà la vita stessa?

 

Che cosa di essa deve essere migliorato? La sua fisiologia o la sua sfera affettiva? L’esistenza produttiva o quella pensante? Vita. E’ una parola così generica. Eppure qui si trema: è l’ultimo puntello di fede del momento presente, del nostro ambito culturale. E’ un residuo del biologico Ottocento quello che obbliga il mondo contemporaneo a lottare per ogni vita, anche per un prolungamento minimo, per ogni ora, con iniezioni e bombole d’ossigeno. La cura della vita che noi ci aspettiamo non è un’esigenza universale, antropologica.

Solo nello spazio di certi gradi di latitudine, essa è diventata il concetto determinante e fondamentale davanti al quale tutto si è fermato, l’abisso nel quale, nonostante si trascurino altri valori, tutti si gettano ciecamente, si trovano solidali e tacciono commossi.

Al portatore d’arte, statisticamente asociale, non interessa.

 

Vive solo per il suo materiale interiore, per esso raccoglie in sè impressioni, se le tira dentro, così profondamente dentro di sè fino a toccare il suo materiale, sommuoverlo e provocare delle scariche. Poco interessa l’azione in superficie: egli è freddo, il materiale va tenuto freddo, egli deve dare forma ai sentimenti, alle ebbrezze a cui gli altri possono umanamente abbandonarsi, e ciò significa indurirli, raffreddarli, conferire stabilità a ciò che è molle.

Guardiamo il cammino percorso fin qui. Un cammino lungo millenni: tutta l’umanità vive di alcuni autoincontri, ma chi incontra se stesso? Solo pochi. E sempre in solitudine.

L’arte non migliora, ma fa qualche cosa di più decisivo: modifica.

 

Può trattarsi di un’essenza che non migliora l’esistenza del singolo uomo ma lo intensifica e lo potenzia. Non ha ripercussioni sulla storia, se è arte pura, non ha ripercussioni terapeutiche e pedagogiche, agisce in altro modo: annulla il tempo e la storia, la sua azione si esercita sui geni, sulla massa ereditaria, sulla sostanza – un lungo cammino all’interno.

Il suo nucleo sprigiona un’energia frantumante ma la sua periferia è angusta – non tocca molto, ma su quel poco il contatto è incandescente. Tutte le cose si capovolgono, tutti i concetti e le categorie mutano nell’istante in cui vengono considerati sotto l’angolo visuale dell’arte, in cui essa viene posta in confronto con loro, loro con essa.

L’arte suscita un torrente laddove tutto era indurito e torpido e stanco, un torrente che resta confuso e incomprensibile ma diffonde germi su rive ridotte a deserto, germi di felicità e germi di dolore. L’essenza dell’arte è perfezione e fascinazione: dove vivono a sufficienza sostanze di passione, natura ed esperienza tragica.

Se non tremo, come la vipera nella mano del domatore di serpenti, sono freddo. Tutto ciò che ho creato di accettabile è sorto così  – Delacroix –

 

Ph. Maria Giovina Russo_l'arte e la vita 1/6

L’arte e la vita -6/6 ph. Maria Giovina Russo ‘breakdown’

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