Open/Close Menu Maria Giovina Russo

“Egli con dita come il sonno lievi sfiorò le mie pupille”
(A. S. Puskin, Il profeta, in Lirica)

Ma esiste persino un tocco più lieve di queste dita leggere come il sonno, ed è il tocco della vista. La facoltà più elastica e più pronta in qualsiasi momento a servire come pura sensazione tattile, come pura sensazione di movimento, e come intreccio dell’una e dell’altra in qualsiasi proporzione. All’occhio è accessibile il modellato più audace, ma persino il puro modellato della luce.

Quando al buio stendiamo la mano per trovare la parete – la porta o l’interruttore – l’attività della nostra ricerca si trattiene con sforzo particolare intorno all’ingresso, perchè altrimenti rischieremmo di farci del male o di rompere qualcosa nella stanza. Facciamo un grande sforzo, forse persino più grande di quanto richiedano movimenti ampi e bruschi, e tuttavia questo sforzo non è indirizzato verso il mondo esterno, ma verso noi stessi, per trattenerci – per trattenere la nostra irruenza.

Gesti e movimenti più ampi e più veloci di quanto richiedano quelle condizioni testimoniano non una sovrabbondanza di forze, ma un’impotenza interiore: infatti la forza di volontà è ancora sufficiente per lo slancio, ma non lo è più nel trattenerlo e limitarlo.

Il gesto trattenuto e lo sfioramento attento contengono inevitabilmente in sè la potenzialità di uno sforzo ampio e impetuoso, e persino uno sforzo ulteriore che frena questa potenzialità. Quando la volontà si indebolisce, sotto l’effetto di droghe, per una malattia, per delle emozioni, lo sforzo che ci trattiene non è sufficiente e i movimenti ci conducono a conseguenze imprevedibili.

 

Toccando la realtà senza deformarla, senza esercitare pressioni, senza interferire – Il tatto è in questo modo una passività attiva in rapporto al mondo. E’ Visione. In esso prende dei piccoli frammenti – a forma di macchia – della realtà, delle sue parti che per la loro piccolezza si considerano senza una loro forma, e che perciò rappresentano soltanto il materiale, soltanto i mattoni della creazione del mondo sensoriale.

Questi frammenti, queste macchie, sature di contenuto sensoriale ma informi in se stesse e tali da non definire una forma, sono le tracce dei nostri sfioramenti della realtà.

lo sguardo luminoso

– lo sguardo luminoso – la vista è un tatto ampliato e raffinato – Ph. M. Giovina Russo

Noi tocchiamo il mondo con singoli sfioramenti e ciascuno di essi produce nella coscienza una macchia: l’impronta della nostra passività attiva. Mentre la Linea è il segno o il comandamento di un’attività obbligata – la Macchia tattile non è segno, perchè non indica un’attività necessaria, ma offre da sè un frutto colto dal mondo, è di per sè un dato sensoriale, medium principale dello sfioramento pittorico, fotografico, filmico, scultoreo. Sottolineando che la conquista del superfluo genera un’eccitazione delle forze più intensa della conquista del necessario: l’uomo è una creazione del desiderio, non una creazione del bisogno.

La logica della creazione artistica non segue quella delle immagini illusorie. Tutt’altro: si sconvolge la consuetudine paralizzante e narcisistica per permetterci di credere (di nuovo) nelle possibili interazioni del singolo individuo nel sistema mondo – non sviluppandosi attraverso la linea come attività e direzione obbligata – il tempo è pur sempre reversibile: spesso scoprendo qualcosa che abbiamo già vissuto.

 

 

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